LE ORIGINI DEL GRUPPO
I fondatori del Gesp, Gruppo Escursionisti San Pellegrino, possono essere individuati in quel gruppo di giovani che, negli anni 1962 e 1963, organizzarono delle gite al rifugio Calvi, in occasione del trofeo Parravicini, ed ai laghi Gemelli. Nella prima gita solo in pochi raggiunsero il rifugio e poterono assistere alla gara, mentre gli altri rimasero a Carona. Più fortunata invece fu l’escursione ai laghi Gemelli, con circa 40 partecipanti, merito di una gradevole giornata di sole. Da queste prime esperienze nacque l’idea e l’esigenza di costituire un’associazione che potesse raggruppare tutti gli amanti della montagna. Gli anni in cui è nato il Gesp furono ricchi di cambiamenti nella società, anche nel nostro paese. Infatti negli anni ‘60 nelle nostre valli ci fu la tendenza a passare da una vita rigorosamente contadina e di lavoro artigiano ad una di stile industriale, grazie allo sviluppo degli insediamenti produttivi, primo fra tutti la San Pellegrino S.p.a.Questo ha fatto in modo che le persone, grazie ai turni, avessero più tempo libero e soprattutto, ritrovandosi sul posto di lavoro, avessero l’occasione di vedersi ed organizzarsi per le attività in programma, in particolare per i ritrovi della domenica.
La prima riunione del Gesp si svolse alla fine del 1963 presso il Circolo Lavoratori dove venne nominato un consiglio direttivo provvisorio. Nel mese di gennaio del 1964 si tenne la prima assemblea dei soci all’albergo Commercio che fu la sede fino al 1979, quando poi si rese disponibile la sede in piazza San Francesco. Come prime iniziative si organizzarono escursioni in montagna e serate alpinistiche in collaborazione con il CAI, ma era soprattutto la voglia di fare che animava il gruppo. La decisione, da tutti condivisa, della posa di una croce in struttura metallica sulla vetta dello Zucco che sostituisse le precedenti in legno molte precarie e spesso in balia delle intemperie, attirò l’attenzione di tutto il paese verso il Gesp e contribuì alla crescita delle adesioni.
Alcuni dei primi soci erano di San Giovanni Bianco, coinvolti dal primo presidente Placido Grataroli, originario di quel paese. I primi passi il Gesp li ha mossi, anche se in piena autonomia, in seno al CTG, Centro Turistico Giovanile, un gruppo di dimensioni nazionali e di ispirazione cattolica. Il CTG era composto soprattutto da studenti ed aveva a Bergamo la sede regionale della Lombardia. Il Gesp si staccò dal CTG nel 1973, quando ormai aveva assunto delle caratteristiche diverse sia per composizione che per obiettivi: l’età media infatti si era alzata e veniva privilegiata la montagna rispetto alle attività culturali che connotavano il Ctg. In questi primi anni anche le donne ebbero nel Gesp un ruolo sempre attivo non solo nello svolgere lavori cosiddetti “da donna”, ma adoperandosi in qualunque mansione ed in tutte le occasioni. Erano anche loro spinte dall’amore per la montagna e dalla voglia di impegnarsi e non frequentavano il gruppo solo per seguire il fidanzato o il marito. Con il tempo poi tante coppie si sono conosciute e formate nell’ambito delle iniziative del gruppo.
LA CROCE, LA CAPPELLA E LA BAITA
L’idea di costruire una croce sul monte Zucco era già radicata tra i soci sin dalla fondazione del Gesp, tant’è che quest’opera è stata la prima iniziativa, al di fuori delle escursioni, ad essere realizzata.In realtà, per parlare della costruzione della croce, bisogna fare un passo indietro a prima della nascita del Gesp. Per i ragazzi di San Pellegrino, era un’usanza consolidata da diversi anni quella di erigere delle piccole croci in legno sulla cima del monte Zucco. Le croci venivano innalzate con due semplici legni ricavati dalle piante del posto, ma quasi sempre, non resistevano a più di un temporale e dovevano essere continuamente sostituite. Allora le compagnie di giovani delle varie contrade facevano una sorta di gara per piantare la croce più grande e resistente. Nessuno però osava disfare la costruzione degli altri gruppi, così sulla cima si potevano trovare più croci.
La nascita del Gesp fu molto importante per l’aggregazione dei giovani del paese, riducendo un po’ quel campanilismo che c’era tra le diverse contrade. Così, all’interno del neonato gruppo escursionisti, prese subito piede l’idea di costruire finalmente un’unica croce alta e stabile, ben visibile anche dal basso. Inizialmente si pensava di costruire una croce in legno dell’altezza di circa cinque o sei metri, ma la mancanza di alberi di una certa dimensione sulla cima del monte fece desistere dall’intento. Maturò allora l’idea di erigere una costruzione in ferro. Il parroco di allora mons. Dossi si prestò in prima persona per richiedere le necessarie autorizzazioni e per fare domanda alle acciaierie Falck per la fornitura dei tralicci.
Nel novembre 1964 iniziarono ufficialmente i lavori. La croce, una volta completata, venne montata distesa presso i giardini pubblici, per essere mostrata alla popolazione. Dal paese poi doveva essere portata sulla cima del monte. La croce, smontata in diversi pezzi, percorse un po’ tutte le strade di accesso al monte Zucco; allora le frazioni di Sant’Antonio Abbandonato e Catremerio non erano ancora collegate dalla strada, quindi la croce venne trasportata dalla val Merlanga, dalla Vetta passando per Sussia e da Brembilla. In particolare il basamento del peso di 20 quintali venne portato dalla val Merlanga, mentre il traliccio dal paese di Brembilla. Ma non si trattava solo di trasportare gli elementi della croce, ma anche acqua, sabbia e cemento per la posa della costruzione. Per sopperire alla scarsità d’acqua ci si era premuniti in pieno inverno riempiendo dei bidoni di neve e aspettando che si sciogliesse con la bella stagione. Così il lavoro non mancava e per ben cinque mesi vennero coinvolte nella realizzazione dell’opera molte persone, tra cui anche molte donne e alcuni uomini molto più anziani rispetto al gruppo promotore.
Il 19 aprile 1965 il basamento venne montato in cima al monte Zucco e il 1° maggio si ebbe la sua muratura definitiva. Il 16 maggio successivo una squadra di operai della Falck compì l’innalzamento definitivo della croce; nella stessa giornata erano presenti circa duecento persone, a tanto ammontava il numero di coloro che avevano collaborato. La seconda domenica di luglio del 1965 ci fu l’inaugurazione. Per l’occasione venne organizzata la prima scalata dello Zucco e la prima giornata Alpina alla quale partecipò un numero imprevisto di circa duemila persone che colsero di sorpresa gli organizzatori. La croce venne in questa occasione dedicata “ai valligiani che in pace e in guerra onorarono le virtù della nostra gente” .
La costruzione della croce costituì per il gruppo Gesp un salto di qualità poiché permise di impegnare nei lavori molte persone del paese, aumentando di molto il numero dei propri iscritti. Ricordiamo infine che la croce del monte Zucco è a tutt’oggi la più alta tra le croci delle montagne bergamasche, per un’altezza di ben 22,5 metri e per un peso complessivo di 35 q.
Tre anni dopo l’inaugurazione della croce, il Gesp si cimentò nella costruzione della cappella sempre sulla cima del monte Zucco. L’opera fu realizzata nel 1968 in ricordo di due sacerdoti a cui il gruppo era molto legato: mons. Lorenzo Dossi e don Giuseppe Falconi, scomparsi entrambi nel novembre 1967. Nacque inoltre come luogo per la celebrazione delle messe che fino ad allora si svolgevano presso il piccolo altare sotto la croce. La cappella, che è tutta in cemento armato, è resa più armoniosa nelle sue linee dalle tre pareti in vetro di Murano ed è stata costruita su progetto del concittadino arch. Alberto Fumagalli. Il tetto della cappella poggia su quattro solidi pilastri e rappresenta una foglia di faggio che, nell’intenzione del progettista, ha il significato di un elemento naturale inserito in uno scenario completamente naturale. Per ultimare la costruzione in tempo utile per la festa i lavori, che venivano svolti soprattutto la domenica, procedevano in ogni momento disponibile, anche la mattina prima di recarsi al lavoro. L’inaugurazione avvenne in concomitanza con la 4ª giornata alpina il 14 luglio 1968, con la celebrazione della prima messa da parte del nuovo parroco mons. Bruno Foresti.
Subito dopo la cappella, tra la fine del 1968 e l’inizio del 1969, è stata costruita la baita. All’inizio era stata predisposta come magazzino per gli attrezzi necessari per la costruzione della cappella e per altri lavori, poi si pensò di corredarla di due o tre letti da utilizzare nel caso di necessità di pernottamento. Col tempo, visto che la struttura esisteva, si decise di completarla e di dotarla di alcuni servizi quali il lavandino, il fornello e la stufa. Venne anche corredata da una cisterna di un metro cubo per la raccolta dell’acqua piovana, quindi l’acqua è disponibile solo se piove.
Alla fine per gli attrezzi è stato costruito l’altro magazzino, a pochi metri dalla croce. Mentre alla baita è stato aggiunto il tetto per riporre l’occorrente per l’illuminazione della croce. In questo modo la baita era stata adattata per i pernottamenti; cosa che venne subito apprezzata dai soci, i quali, come testimoniato dal registro delle presenze, ne usufruirono largamente. Il piccolo rifugio era aperto tutte le domeniche per la vendita delle bibite e, soprattutto in alcune occasioni, era richiesto da gruppetti di amici.
Ora la baita è stata sostituita nelle sue funzioni dal nuovo rifugio e quindi non viene più utilizzata, tuttavia è ancora funzionale e viene sfruttata in occasione della festa.
Se questi primi anni dell’associazione sono stati ricchi di attività straordinarie, non hanno tuttavia esaurito l’entusiasmo e la voglia di fare che hanno caratterizzato anche una serie di attività diciamo ordinarie che si sono ripetute con cadenza annuale fino ad oggi (gite, festa, gare e attività varie). Si ritorna invece cimentarsi in un’opera straordinaria qualche anno più tardi nel 1979 – 1981 con la costruzione del rifugio.